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Le truppe di Lannes raggiungono Bard, dopo aver superato con successo il tentativo austriaco di fermare a Châtillon la discesa dei francesi. Berthier porta il Quartiere Generale a Verrès da dove invia tre messaggi al Primo console prospettandogli i seri problemi che il forte pone al passaggio delle truppe e soprattutto dell’artiglieria.
La sera del 20 maggio, mentre l’avanguardia di Lannes passa oltre Bard attraverso i sentieri che aggiravano il forte, tagliandolo fuori da ogni comunicazione con Ivrea, il generale di Divisione Dupont intima la resa al Comandante Bernkopf. Ricevuta una risposta negativa, ordina l’attacco a sorpresa del Borgo di Bard, abbandonato dalla popolazione sin dal giorno della presa di Aosta.
Nella notte tra il 21 e il 22 maggio, approfittando dell’oscurità, i soldati della 58° mezza brigata della divisione Loison, guidata dal gen. Gobert, camminando curvi dietro i parapetti fiancheggianti la strada, raggiungono e demoliscono la porta di Culetto, mentre un secondo gruppo di zappatori del genio discende lungo le rupi della montagna, supera le prime palizzate e si impadronisce dell’alta e bassa borgata calando il ponte levatoio dalla parte di Donnas. La guarnigione austriaca è costretta ad abbandonare il Borgo e a ritirarsi combattendo nella fortezza. I Francesi diventano padroni del paese, occupano le case e iniziano dalle finestre uno scambio giornaliero di fucileria con gli assediati.
La mattina del 22 il generale Dupont invia al capitano Bernkopf un secondo invito alla resa, ricevendone un secondo rifiuto. Un distaccamento di 400 uomini prende allora posizione ad Albard tenendo sotto fuoco le batterie basse e i trinceramenti che fronteggiano la Dora. Sulla montagna che sovrasta il forte vengono fatti trasportare a braccia dai contadini del posto (per un premio di 1200 franchi) tre pezzi di artiglieri catturati agli austriaci nel combattimento di Châtillon. Ma non è una potenza di fuoco sufficiente a costringere il forte alla resa.
La mattina del 26 maggio trecento granatieri di Francia tentano l’assalto a sorpresa, ma sono respinti da una valanga di fuoco che costa la perdita di oltre duecento uomini tra morti e feriti, tra i quali il generale Dufour, caduto mentre sta tentando l’attraversamento della Dora su di uno zatterone affondato dagli assediati.
Fallito l’attacco, non rimane che l’assedio. Il compito è affidato al Gen. Chabran, comandante della retroguardia, la cui divisione è considerata la più debole di tutta l’armata essendo composta in gran parte da coscritti alla prima esperienza militare. Circondano il forte 1243 fucilieri, guidati da 119 ufficiali: 302 fucilieri nel borgo di Bard, 283 sul lato di Hône, 375 sul lato di Donnas e 283 sulle alture di Albard. Ma i pezzi da 8 e da 4 dell’artiglieria francese, pur tenendo costantemente sotto pressione gli assediati, non procurano gravi danni alle strutture del fortilizio. Occorre portare un cannone da 12 a ridosso della porta principale del forte, piazzarlo fuori dalla portata di tiro dei difensori e sparare da distanza ravvicinata. La mossa vincente è realizzata nelle notti del 30 e 31 maggio quando il cosiddetto “cannone di Andreossi”, la cui sola bocca da fuoco pesa quasi una tonnellata, è trascinato fino al presbiterio della chiesa parrocchiale e posto a fianco del campanile, fuori dalla vista dei difensori e protetto dalle pareti rocciose strapiombanti.
La mattina del 1 giugno inizia il bombardamento: incominciano a crollare le palizzate che collegano fra loro le opere murarie, poi iniziano ad apparire brecce sempre più larghe nei muri del forte. Al tramonto è intimata la resa e il comandante Bernkopf issa la bandiera bianca. La capitolazione con l’onore delle armi è firmata la sera del 1 giugno 1800.