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Il 24 maggio circa 40.000 soldati francesi avevano ormai completato il valico del Gran San Bernardo e avevano raggiunto Ivrea allo sbocco in pianura; il generale Lannes aveva raggiunto e conquistato questa città fin dal 22 maggio dopo aver sconfitto la guarnigione austriaca. Il piano di Bonaparte nonostante le difficoltà era pienamente riuscito; l'Armata di riserva aveva raggiunto la pianura a sud delle Alpi senza essere ostacolata dall'esercito austriaco, il generale von Melas era stato colto di sorpresa e non aveva cercato di bloccare l'arrivo di un secondo esercito francese in Italia. Il Primo console era ottimista e fiducioso; decise di continuare l'offensiva, congiungersi con gli altri reparti francesi e sfruttare il vantaggio strategico raggiunto.
Ivrea divenne il nuovo centro di operazioni dell'armata; da quella posizione Bonaparte aveva la possibilità di marciare direttamente verso Genova per accorrere in aiuto del generale Massena, dopo essersi eventualmente congiunto con il reparto del generale Turreau proveniente dal passo del Moncenisio; in alternativa il Primo console poteva marciare subito su Milano per tagliare le comunicazioni con l'Impero dell'esercito austriaco in Italia. In questo secondo caso i risultati di una eventuale vittoria campale sarebbero stati risolutivi e in un colpo solo Bonaparte avrebbe deciso a suo favore la campagna. La manovra su Milano presentava dei rischi; fino all'apertura della via attraverso il San Gottardo, da cui doveva discendere il generale Moncey con le truppe distaccate dal generale Moreau, l'Armata di riserva sarebbe stata esposta a minacce alla sua linea di comunicazione che gli austriaci avrebbero potuto intercettare con un'offensiva a nord del Po. Bonaparte, pressato dalla necessità di affrettare i tempi e di raggiungere un successo clamoroso anche per rinsaldare la sua posizione politica, decise di correre il rischio e di puntare verso est per raggiungere subito Milano.