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Sei aprile 1814.
Da vent'anni il mondo intero invoca il nome di Napoleone.
Da quattordici anni il piccolo Corso governa la Francia. L'ha dotata del Codice Civile, che rappresenta la più perfetta raccolta giuridica dopo quella di Giustiniano. L'ha racchiusa in un'organizzazione amministrativa che il passare del tempo non riuscirà a distruggere.
I principi "sovversivi" della Rivoluzione francese non rimasero lettera morta e divennero messaggio universale anche grazie a lui.
Prima della riovluzione del 1789, era impensabile mettere in discussione l'idea che ogni potere promanasse dal sovrano e che ogni decisione spettasse solo a lui per volere divino.
Con la Rivoluzione francese l'individuo acquista coscienza di sé, delle proprie prerogative di uomo, dei propri diritti. Se però, sopitosi il vento rivoluzionario, la monarchia non tornò tranquilla al proprio posto e se tutti gli altri sovrani europei da quel momento in poi sentirono fortemente vacillare la propria assolutezza, sicuramente grande merito va riconosciuto a Napoleone.
Con lui gli ideali della Rivoluzione divennero Diritto; tutta l'Europa fu scossa da un brivido rivoluzionario e tutti i popoli europei (in tempi e modalità differenti) si spinsero a rivendicare le proprie libertà e, quindi, il riconoscimento dei Diritti dell'uomo. Dopo il congresso di Vienna tutto sembrò tornare al proprio posto, ma in realtà le coscienze dei popoli europei erano orami scosse; il fuoco non era affatto spento, ma solo coperto dalla cenere.
Sei aprile 1814.
In vent'anni Napoleone ha dondotto sessanta battaglie e circa trecento combattimenti. Diciannove cavalli sono stati uccisi sotto di lui. Vincitore a Rivoli, al Cairo, ad Austerlitz, a Jena, a Friedland, a Madrid, a Wagram o alla Moscova, è battuto alla Beresina e a Lipsia. Attualmente lotta contro tutte le armate d'Europa. Queste ultime hanno invaso la Francia dal nord, dall'est e dal sud. Vengono dalla Germania, dalla Russia, dall'Austria, dall'Inghilterra e dalla Spagna. E l'Imperatore dei Francesi non dispone che di un pugno di uomini. Uno contro dieci, e riesce ancora a trionfare sui suoi nemici. A Brienne, a Champaubert, a Montmirail, a Montereau e a Reims li schiaccia!
In quasi 200 anni sono sono state scritte circa 180.000 opere e meglio di lui solo il gesù ....., opere necessarie per scoprire il genio per cercare di capirlo, ma Napoleone rappresenta un mondo intero e non lo si conoscerà mai completamente.
Un mondo di scontri, valori e battaglie memorabili ma oltre a questo ci ha lasciato in eredità tanto di più .....
1 - Codice Napoleonico
Nel 1805 nel Regno d'Italia e nel 1809 in quello di Napoli fu introdotto (seppure non integralmente) il codice civile emanato in Francia nel 1804 da Bonaparte, il Code Civil des francais detto anche Code Napoléon.
Il codice napoleonico introdusse nel nostro paese alcune novità assolute: dal divorzio, al matrimonio civile, all'ugaglianza giuridica tra i figli (primogeniti e non) all'eliminazione di ogni disparità di diritti tra figli maschi e femmine, dall'abolizione delle norme ereditarie feudali al valore legale dei testamenti, fino alle leggi in materia di adozione. Il tutto ispirato ai principi egualitari dell'illuminismo che posero fine in Italia a secoli di feudalesimo.
La Restaurazione del 1814 riesumò le vecchie leggi, ma fu ancora il codice napoleonico a ispirare il codice civile dell'Italia unita, in vigore dal 1865 al 1942. Come il precedente, era suddiviso in tre sezioni dedicate "Alle persone", "Ai beni, alla proprietà e alle sue modificazioni" e "Ai modi di acquisto e trasmissione della proprietà e degli altri diritti sulle cose".
2 - La prima riforma scolastica
"Relazione e progetto di decreto sull'organizzazione generale dell'istruzione pubblica".
E' questo il nome del documento con cui nel 1792 la Francia dettò i principia del nuovo sistema scolastico esportati in Italia, nei neonati Stati filofrancesi, dopo la campagna del 1796-97 e dopo il 1800. Uno su tutti: l'istruzione primaria (fino a quel momeno affidata alla Chiesa) doveva essere pubblica, obbligatoria e gratuita, oltre che aperta a ogni cittadino (donne incluse) con le stesse opportunità. I gradi di istruzione erano più o meno quelli odierni: elementari, medie inferiori e superiori, università. Nacquero allora i primi licei (umanistici e scientifici, con i primi anni in comune, il ginnasio).
In Italia la prima legge sulla pubblica istruzione fu varata nel settembre 1802. Infine, nel 1808, si stabilì che ogni comune del Regno d'Italia dovesse avere una scuola elementare di riferimento e, se la municipalità contava oltre 10 mila abitanti, almeno un liceo.
3 - La bandiera dei tre colori
Quando i tifosi italiani sventolano il tricolore forse non sanno che quella bandiera è un'eredità napoleonica. Si tratta infatti di una variante della bandiera adottata con la rivoluzione francese, nella quale fu inserito il verde al posto del blu.
A idearla sembra siano stati Zamboni e Giambattista De Rolandis, due patrioti che nel 1794 organizzarono a Bologna una rivolta contro lo Stato della Chiesa.
La scelta del verde è interpretata da alcuni come un omaggio alla natura e ai "diritti naturali" dell'uomo, libertà in primis.
La rivolta fallì, ma nel 1796 Napoleone adottò il nuovo vessillo per il reggimento volontario dei cacciatori a cavallo della Legione Lombardia dove bianco e rosso ricordavano i colori dello stemma milanese.
Il tricolore fu adottato ufficialmente dalla Repubblica Cispadana (poi Cisalpina) a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797.
All'epoca la bandiera era quadrata e le tre bande colorate potevano essere disposte sia verticalmente che orizzontalmente. Nel 1802 apparve una versione con tre rombi sovrapposti.
Durante il Risorgimento si affermarono le bande verticali e fu aggiunto lo stemma sabaudo, rimosso nel 1946 con la nascita della Repubblica Italiana.
4 - Strade e passi alpini
L'ondata napoleonica coinvolse anche l'urbanistica. I maggiori interventi riguardarono Roma e Milano, ma in molti centri furno aperte grandi vie sul modello parigino, per rimarcare il nuovo corso politico. A Roma lavorò l'architetto Giuseppe Valadier, che diede all'antica piazza del Popolo la forma che ancora oggi la contraddistingue: un'elisse con due esedre ai lati. Una conduceva ai giardini del Pincio, rinominati "del grande Cesare" (alias Napoleone). A Milano si distinse invece Giovanni Antonio Antolini. Ricevette l'incarico di rivoluzionare la zona attorno al Castello Sforzesco, per la quale immaginò una grande piazza circolare di oltre 500 metri di diametro: il "Foro Bonaparte". Il progetto non fu mai realizzato.
Andarono invece in porto le iniziative meneghine del collega Luigi Canonica: il teatro del Filodrammatico di Milano (1800), cui seguirono nel 1802 la nuova Manifattura tabacchi e il teatro Carcano.
Napoleone, poi, assegnò alle amministrazioni locali il compito di costruire strade (comunali, provinciali e regie) ancora in uso: sono le cosiddette "strade napoleoniche", come la provinciale tra La Spezia e Porto Venere (Liguria), la statale di Palmanova (Friuli) o quella del Sempione (Piemonte).
5 - La separazione dei poteri ecclesiastico e statale: Stato di qua, Chiesa di Là
Secondo i principi introdotti nella Francia del 1789, Stato e Chiesa dovevano rimanere separati. Un'idea ancora oggi alla base dei moderni Stati di diritto, compreso il nosto, e introdotta in Italia proprio nell'età napoleonica con la nascita delle repubbliche filofrancesi.
Dopo la campagna d'Italia del 1796-97, durante la quale Napoleone aveva sottratto benei e territorio allo Stato Pontificio, i rapporti con la Chiesa erano diventati piuttosto tesi. Solo con l'elezione del nuovo Papa, Pio VII, nel 1800, si arrivò alla firma (il 15 luglio 1801) di uno storico concordato tra Francia e papato.
Il 16 settembre 1803 fu firmato un analogo accordo per l'Italia napoelonica, nel quale si riconosceva quella cattolica come al "religione della Repubblica".
Con tali accordi la Santa Sede rinunciava ai beni ecclesiastici requisiti, ma manteneva il diritto di deporre i vescovi (quelli di nominarli, come pure il sostentamento del clero, passava allo Stato) e la giurisdizione in materia di matrimonio.
L'Intesa non evitò la successiva rottura fra Pio VII e Napoleone, ma costituì il primo esempio di disciplina dei rapporti Stato-Chiesa in Italia.
6 - La riforma dei cimiteri
"All'ombra de' cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte me duro?".
A domandarselo era Ugo Foscolo nel celebre carme Dei Sepolcri (1806) scritto in risposta (polemica) alla scelta di spostare i cimiteri dalle città verso la campagna dove spesso sono ancora oggi.
A stabilire la nuova norma era stato il precedente editto napoleonico di Saint-Cloud (1804) elaborato al fine di migliorare l'igiene cittadina e "laicizzare" i cimiteri (sottratti alla giurisdizione ecclesiastica).
L'adozione di tale norma in Italia non fu gradita a tutti, ma senza dubbio ne beneficiò il patrimonio artistico, arrichitosi di monumenti e sculture di importanti artisti. Tra i cimiteri che si svilupparono in quel periodo sono piccoli capolavori quello di Cavriago (Re) e la "Villetta" a Parma, fatto costruire da Maria Luisa d'Austria (seconda moglie di Napoleone). Un modello ripreso anche in seguito, dal cimitero di Staglieno a Genova fino al Monumentale di Milano.
7 - Affrancatura a carico di Bonaparte
Il sistema postale italiano deve qualcosa all'epoca Napoleonica.
L'idea di un servizio postale statale risale infatti alle riforme introdotte in materia in Italia intorno al 1800 (prima, a garantire questo servizio erano nobili e signori locali). Riforme che prevedevano anche la costruzione di uffici postali decentrati, coordinati e gestiti da funzionari pubblici.
Tra i compiti di questi ultimi c'era quello di tenre un bilancio mensile di "entrate ed uscite", registrando tutte le tasse riscosse e le missive spedite (un primo esempio di "tracciabilità!).
Le lettere dovevano avere, come oggi un timbro che riportasse sia il nome che il numero dell'ufficio. Vennero intolre introdotte innovazioni come il "porto dovuto" (o "affrancatura a carico del destinatario, che poteva rifiutare sia il pagamento che la consegna).