Etienne Jacques Joseph Alexandre MacDonald (1765-1840),
Duca di Taranto
Nacque da famiglia di origine scozzese originaria dell'isola di South Uist nelle Ebridi. Il padre, Neil MacEachen (in seguito Macdonald) di Howbeg, protesse la fuga in Francia del principe Carlo Edoardo Stuart e si stabilì a Sancerre.
Étienne Jacques nel 1784 prestò servizio come sottotenente nel reggimento irlandese di Dillon nei Paesi Bassi. Combatté nella battaglia di Jemappes in Belgio (27 ottobre 1792) dove venne nominato colonnello dell'antico reggimento di Piccardia e si guadagnò l'anno successivo il grado di generale.
Il 23 gennaio 1795, al seguito dell'Armata del Nord comandata dal generale Pichegru, inseguì gli inglesi del duca di York sui fiumi gelati e catturò la flotta olandese bloccata dal ghiaccio a Den Helder (di fronte all'isola di Texel). Dopo aver servito nell'armata del Reno nel 1796 fu trasferito nell'Armata d'Italia nel 1798 e quindi alla Armata di Roma come luogotenente del generale Jean Étienne Championnet. Durante la guerra contro il Regno di Napoli, il generale Macdonald, a cui era stato affidato il comando del settore centrale dello schieramento francese, sbaragliò con soli 8.000 soldati l'esercito principale borbonico di 40.000 uomini, guidato dal generale Karl Mack, vincendo il 5 dicembre 1798 la battaglia di Civita Castellana, mentre il 9 dicembre accerchiò e distrusse a Calvi dell'Umbria il corpo di truppe del generale Metch. Entrato insieme al generale Championnet a Napoli nel gennaio 1799, poco dopo prese il comando dell'Armata di Napoli sostituendo il generale in capo richiamato a Parigi per contrasti con il Direttorio.
Costretto ad abbandonare la Repubblica Partenopea e a risalire con la sua armata la penisola per portare aiuto all'Armata d'Italia in grave difficoltà contro gli eserciti austro-russi della seconda coalizione, fu sconfitto nella battaglia sulla Trebbia (19 giugno 1799) per opera del generale Suvorov (coadiuvato dal generale austriaco Michael von Melas). Assecondò Napoleone nel colpo di Stato del 18 brumaio.
Partecipò alla battaglia di Marengo e alla campagna del Grigioni, distinguendosi contro l'armata austriaca che, attraversando il passo dello Spluga, aveva già aggirato e messa in difficile posizione quando fu firmato l'armistizio di Treviso. Fu inviato da Napoleone in Danimarca come ministro plenipotenziario fino al 1803, quando fu insignito della stella di grande ufficiale della Legion d'onore.
A seguito dell'arresto del generale Moreau (15 febbraio 1804) cadde in disgrazia per averlo difeso e ottenne nuovamente il comando di una divisione (in Italia) solo nel 1809. Il Principe Eugenio lo nominò comandante dell'ala destra dell'esercito e si distinse nella capitolazione di Laybach. Nella battaglia di Wagram (6 luglio 1809) si guadagnò il titolo di Maresciallo dell'Impero. Nel dicembre dello stesso anno fu creato duca di Taranto e poco dopo gli fu affidato il VII Corpo d'armata in Spagna.
Partecipò alla campagna di Russia al comando del X Corpo d'armata, un corpo eterogeneo costituito da soldati polacchi, vestfalici, bavaresi e prussiani. Combatté valorosamente nelle battaglie di Lützen (2 maggio 1813) contro il generale von Blücher, di Bautzen (21 maggio 1813) e di Lipsia (16-18 ottobre 1813), poco prima della quale (26 agosto) fu sconfitto dallo stesso Blücher nei pressi di Katzbach.
Durante la campagna di difesa della Francia comandò l'ala sinistra dell'armata francese, rimanendo fino all'ultimo fedele a Napoleone; tuttavia quando comprese che le sorti del trono imperiale erano ormai irrevocabilmente segnate, fu tra i più convinti a consigliare l'abdicazione di Napoleone a Fontainbleau (6 aprile 1814). Con Ney e Caulaincourt fu latore della proposta di abdicazione presso gli Alleati a Parigi. Dopo l'abdicazione di Napoleone Bonaparte accettò (4 giugno 1814) di servire nell'esercito regio. Nella notte fra il 19 e il 20 marzo 1815 partì da Parigi con Luigi XVIII e dopo averlo accompagnato a Menen tornò a Parigi rifiutando qualsiasi incarico da Napoleone arruolandosi come semplice granatiere nella Guardia nazionale. Nominato pari di Francia da Luigi XVIII, sostenne la Restaurazione e fu alla testa dell'armata di Gand.
Dopo Waterloo, al ritorno del Borbone, fu incaricato di liquidare l'Armata della Loira e nel 1816 fu ammesso nel consiglio privato del re e nominato Gran Cancelliere della Legion d'Onore, carica che conservò fino alla rivoluzione del 1830. Nel 1818 divenne cavaliere del Santo Spirito e ricevette la croce di San Luigi. Successivamente fu nominato generale della guardia regia e presidente del collegio elettorale del Rodano. Dopo la rivoluzione del 1830 si dimise dalla carica di gran cancelliere della Legion d' Onore e si ritirò nel suo castello di Courcelles.
Sposò nel 1801 Zefirina di Montholon, figlia adottiva di Charles Louis Huguet de Sémonville e vedova del generale Joubert. Morì nel suo castello a 75 anni d'età lasciando un solo figlio quindicenne. Nelle sue memorie Napoleone lo definì: Uomo di grande lealtà.
August Frédéric Louis Viesse de Marmont (1774-1852), duca di Ragusa
Figlio di un ufficiale proveniente dalla piccola nobiltà, adottò i principi della Rivoluzione francese. Appassionato dalla carriera militare, dopo aver studiato matematica a Digione entrò nella scuola d'artiglieria, dove incontrò Napoleone Bonaparte stringendo amicizia con lui.
Durante la Campagna d'Italia, quale colonnello comandante dell'artiglieria ippotrainata, guidò la splendida e fulminea azione di avvicinamento e copertura che consentì l'assalto al Monte Medolano, nel corso della battaglia di Castiglione.
Marmont divenne poi aiutante di campo di Napoleone, seguendolo anche nella spedizione in Egitto, dove si distinse ed ottenne la promozione a generale di brigata. Nel 1799 fece ritorno sul suolo europeo con il suo duce; fu presente al colpo di Stato del 18 brumaio ed organizzò l'artiglieria per la spedizione in Italia, che comandò con successo a Marengo (1800), dove si guadagnò la promozione a generale di divisione. Nel 1801 divenne ispettore generale d'artiglieria e nel 1804 grand'ufficiale della Legion d'Onore, la più alta onorificenza dell'Impero. Rimase tuttavia contrariato per non essere stato incluso nella lista degli ufficiali promossi al grado di maresciallo.
Nel 1805 Marmont fu assegnato al comando di un corpo d'armata, distinguendosi nella battaglia di Ulma, e l'anno seguente comandò le truppe dell'armata d'Olanda. Mandato in Dalmazia a prendere possesso della regione, occupò la Repubblica di Ragusa. Per i cinque anni seguenti funse da governatore civile e militare della Dalmazia, dando avvio a grandi lavori pubblici che lo resero benvoluto fra la popolazione. Nel 1808 Marmont ottenne il titolo di "duca di Ragusa".
Chiamato da Napoleone a partecipare alla guerra della quinta coalizione, marciò su Vienna e diede il suo contributo nelle fasi terminali della campagna. Fu quindi fatto maresciallo da Napoleone e fu anche nominato governatore generale delle province illiriche.
Nel luglio 1810 Marmont fu convocato con urgenza per succedere a Massena al comando dell'armata francese in Spagna settentrionale e partecipò alla presa di Ciudad Rodrigo ed alle manovre preventive della battaglia di Salamanca. Subì tuttavia una netta sconfitta ad opera del duca di Wellington, e nell'occasione rimase gravemente ferito al braccio e fianco destro.
Ritiratosi in Francia, Marmont era a malapena guarito quando nell'aprile 1813, in occasione della guerra della sesta coalizione, Napoleone lo pose al comando di un corpo d'armata, dimenticando le passate irritazioni per la sconfitta in suolo spagnolo. Marmont si distinse ancora una volta nelle battaglie di Lützen, Bautzen e Dresda, nonché nella grande campagna difensiva del 1814 fino all'ultima battaglia alle porte di Parigi.
In quest'ultima occasione, Marmont - con a disposizione circa 20.000 uomini - prese una decisione politica che gli costò la nomea di ingrato e traditore: concluse una convenzione segreta e il suo corpo d'armata si arrese al nemico. Tale fu lo stupore e l'indignazione di molte parti dell'esercito che venne coniato il termine ragusade (tratto dal titolo del duca) per riferirsi a un tradimento. Di fronte alla notizia (sparsasi il 2 aprile) che Napoleone, alla testa di 170.000 uomini, avrebbe marciato su Parigi, le forze alleate presero la decisione di evacuare la capitale, ma tale ordine non fu mai impartito in quanto Marmont concluse un accordo in virtù del quale le truppe da lui comandate si sarebbero allontanate dal teatro delle ostilità. In tal modo Marmont accelerò la fine dell'Impero.
Con la Restaurazione degli equilibri politici prenapoleonici, Marmont continuò a ricoprire incarichi pubblici, ma il suo tradimento non gli fu da molti mai perdonato. Divenne maggiore generale della Guardia Reale, e nel 1820 duca di Santo Spirito e grand'ufficiale dell'ordine di San Luigi. Fu poi in Austria, dove funse da tutore al duca di Reichstadt.
Guidò la fallita repressione della Rivoluzione di Luglio, che causò il rovesciamento di Carlo X, ultimo sovrano Borbone di Francia.
Il generale Marmont dedicò molto tempo della sua vecchiaia alla stesura delle sue Memorie, un'importante cronaca della storia militare dell'epoca. Morì a Venezia, il 22 marzo 1852.
Nicolas Charles Oudinot (1767-1847), duca di Reggio
Proveniente da una famiglia borghese di Lorena, nacque nella località di Bar-le-Duc. Molto presto decise per la carriera militare, servendo nel reggimento di Medoc dal 1784 al 1787 quando, senza avere alcuna possibilità di avanzamento di carriera a seguito delle sue modeste origini, si ritirò con il grado di sergente. La Rivoluzione francese cambiò questo stato di cose e nel 1792, con l'inizio delle guerre rivoluzionarie francesi, divenne tenente colonnello del 3º Battaglione dei volontari della Mosa. La sua gagliarda difesa del piccolo forte di Bitsch, nei Vosgi, nel 1792 fece convergere l'attenzione su di lui e venne trasferito nell'esercito regolare a novembre del 1793. Dopo aver servito in numerose azioni alla frontiera del Belgio, fu nominato generale di brigata nel giugno del 1794 per la sua condotta nella battaglia di Kaiserslautern.
Continuò il suo servizio con valore alla frontiera tedesca sotto il comando di Hoche, Pichegru e Moreau e fu ferito in ripetute occasioni, oltre ad essere fatto prigioniero nel 1795. Fu il braccio destro di Massena durante tutta la sua grande campagna in Svizzera del 1799, prima come generale di divisione e poi come capo dell'alto comando, ottenendo una straordinaria distinzione nella seconda battaglia di Zurigo. Fu presente con Massena nella difesa di Genova, distinguendosi inoltre nella battaglia di Monzambano, per cui Napoleone gli consegnò una spada onorifica. Fu famoso comandante di fanteria, e con l'istituzione dell'Impero ottenne la Gran Croce della Legion d'Onore, ma non fu compreso nella prima nomina di Marescialli dell'Impero.
Tuttavia fu scelto quale membro della Camera dei deputati, benché avesse poco tempo da dedicare alla politica. Ebbe un incarico importante nella guerra contro la Terza coalizione del 1805, comandando la famosa divisione dei Granatieri di Oudinot, formata con truppe selezionate ed organizzate per lui, con le quali raggiunse il ponte di Vienna e fu ferito nella battaglia di Hollabrünn e con le quali partecipò in modo decisivo alla vittoria di Austerlitz. Nel 1806 vinse la battaglia di Ostrolenka e lottò con risoluzione e successo nella battaglia di Friedland. Nel 1808 fu governatore di Erfurt e Conte del Primo Impero francese e nel 1809, nel quadro della battaglia di Abensberg, inflisse una dura sconfitta alle truppe austriache comandate dal generale Johann von Hiller.[1] Dopo aver mostrato un grande coraggio nella battaglia di Wagram, fu promosso al rango di Maresciallo. Venne nominato Duca di Reggio Calabria e ricevette un ampio riconoscimento economico nell'aprile del 1810. Oudinot amministrò il governo del Regno d'Olanda dal 1810 al 1812 e comandò il secondo corpo della Grande Armée nell'Invasione napoleonica di Russia di quell'anno. Fu presente alla battaglia di Lützen ed a quella di Bautzen e quando ebbe da solo il comando dei corpi inviati a conquistare Berlino fu sconfitto nella battaglia di Großbeeren. Fu rimpiazzato dal maresciallo Ney, che per altro fu sconfitto nella battaglia di Dennewitz da Bernadotte, divenuto nel frattempo pretendente al trono di Svezia, e da Bülow.
Tuttavia Oudinot non cadde in disgrazia. Ebbe un comando importante nella battaglia di Lipsia e durante la campagna del 1814. Dopo l'abdicazione di Napoleone servì il nuovo governo e fu "Pari di Francia", nominato da re Luigi XVIII. Al contrario di molti dei suoi antichi camerati, egli non disertò per servire il suo antico signore nel 1815. Il suo ultimo incarico lo ricevette durante l'invasione francese della Spagna del 1823, nella quale comandò un corpo di spedizione e fu, per un breve periodo, governatore di Madrid. Morì come governatore del complesso parigino degli Invalides.
Oudinot non fu un grande comandante, né pretese di esserlo, ma fu un grande generale di divisione. Fu l'ideale per un generale di fanteria: energico, analitico, risoluto ed abile nella battaglia come qualunque altro maresciallo di Napoleone.
Suo figlio, Nicolas Charles Victor fu, nel 1849, a capo del corpo di spedizione francese, inviato da Napoleone III, non ancora Imperatore, a reprimere la Repubblica Romana guidata da Mazzini.