LA POSTA AL TEMPO
DI NAPOLEONE
AFFRANCATURA A CARICO DI BONAPARTE
Il sistema postale italiano deve qualcosa all'epoca Napoleonica.
L'idea di un servizio postale statale risale infatti alle riforme introdotte in materia in Italia intorno al 1800 (prima, a garantire questo servizio erano nobili e signori locali). Riforme che prevedevano anche la costruzione di uffici postali decentrati, coordinati e gestiti da funzionari pubblici. Tra i compiti di questi ultimi c'era quello di tenre un bilancio mensile di "entrate ed uscite", registrando tutte le tasse riscosse e le missive spedite (un primo esempio di "tracciabilità!).
Le lettere dovevano avere, come oggi un timbro che riportasse sia il nome che il numero dell'ufficio. Vennero intolre introdotte innovazioni come il "porto dovuto" (o "affrancatura a carico del destinatario, che poteva rifiutare sia il pagamento che la consegna), ma vediamo quali sono le innovazioni di quel tempo.
I vari Département presenti in Italia
La continua
espansione dell'Impero francese ai primi dell'ottocento provocò in fasi
successive acquisizioni di territori appartenenti ai vari stati in cui in quel
tempo era suddivisa l'Italia.
Detti
territori divenuti a tutti gli effetti parte della Francia ne adottarono
integralmente le leggi comprese quelle postali.
Vennero
suddivisi in dipartimenti (départements) e questi in circondari
(arrondissements), cantoni (cantons) e comuni (mairies). Per quanto riguarda
l'organizzazione postale ad ogni dipartimento fu assegnato un numero. Questo
compare sopra il nome dei timbri assegnati ai vari uffici postali in cui era
diviso ogni dipartimento.
Primo ad
essere annesso fu lo stato piemontese. Con il decreto del 2 aprile 1801 venne
diviso nei seguenti dipartimenti:
104
ERIDANO (poi nominato PO) con capoluogo Torino
105 STURA con capoluogo Cuneo
106 MARENGO con capoluogo Alessandria
107 SESIA con capoluogo Vercelli
108 TANARO con capoluogo Asti
109 DORA con capoluogo Aosta
106 MARENGO con capoluogo Alessandria
107 SESIA con capoluogo Vercelli
108 TANARO con capoluogo Asti
109 DORA con capoluogo Aosta
La
successiva annessione dello stato genovese avvenuta il 6 giugno 1805 portò alla
creazione dei tre dipartimenti Liguri
87 GENOVA con capoluogo Genova
108 MONTENOTTE con capoluogo Savona
110 APPENNINI con capoluogo Chiavari
108 MONTENOTTE con capoluogo Savona
110 APPENNINI con capoluogo Chiavari
Il
dipartimento di Montenotte assunse il numero di quello del Tanaro che venne
soppresso, modificazioni vennero effettuate ai dipartimenti di Marengo e dello
Stura. I circondari del soppresso Tanaro furono così assegnati:
Alba allo
Stura
Asti a Marengo
Acqui a Montenotte
Asti a Marengo
Acqui a Montenotte
Le
modificazioni territoriali portarono il circondario di Ceva appartenente allo
Stura al dipartimento di Montenotte.
Dal dipartimento di Marengo vennero trasferiti a quello di Genova i circondari di Tortona, Voghera, Bobbio.
L'annessione all'impero degli stati di Parma e Piacenza nel 1808 portò con il decreto del 24 maggio alla creazione di un nuovo dipartimento che assunse la denominazione di:
Dal dipartimento di Marengo vennero trasferiti a quello di Genova i circondari di Tortona, Voghera, Bobbio.
L'annessione all'impero degli stati di Parma e Piacenza nel 1808 portò con il decreto del 24 maggio alla creazione di un nuovo dipartimento che assunse la denominazione di:
111 TARO con
capoluogo Parma
nello stesso
giorno venivano creati anche tre dipartimenti nella Toscana allora denominata
Regno di Etruria con i nomi di:
112 ARNO con capoluogo Firenze
113 MEDITERRANEO con capoluogo Livorno
114 OMBRONE con capoluogo Siena
113 MEDITERRANEO con capoluogo Livorno
114 OMBRONE con capoluogo Siena
In ultimo
l'annessione di parte dello stato della Chiesa nel giugno 1809 portò alla
creazione di due dipartimenti soprannominati:
116 TEVERE con capoluogo Roma
117 TRASIMENO con capoluogo Spoleto
117 TRASIMENO con capoluogo Spoleto
Tutti i dipartimenti italiani seguirono le vicende storiche dell'Impero
francese. La loro soppressione ed il ritorno ai relativi stati di antica
appartenenza avvenne nei primi mesi del 1814 a seguito degli avvenimenti
bellici che provocarono la sconfitta di Napoleone. Fino al loro dissolvimento
continuarono a seguire le leggi postali francesi.
LE INNOVAZIONI POSTALI
Occupandone progressivamente i territori, i francesi introdussero in Italia gli innovamenti e le riforme che erano scaturite dalla rivoluzione del 1789 e che furono decretate nel 1792, con l'avvento della loro Repubblica.
Esse possono riassumersi nei seguenti punti:
1 - Lo Stato si accolla il servizio delle Poste, le quali devono essere a disposizione di tutti i cittadini.
2 - Le lettere possono essere spedite in due modi:
a) in PORTO DOVUTO (port du), cioè con la tassa del trasporto a carico del destinatario. Costui ha però il diritto di rifiutare il pagamento, non ritirando la missiva.
La tassa relativa al trasporto deve essere manoscritta sul frontespizio (recto) della lettera.
b) in PORTO PAGATO (port payé), cioè con la tassa preventivamente assolta dal mittente. La lettera è quindi "franca" per il destinatario.
L'importo della tassa pagata dal mittente dev'essere segnata sul retro (verso) della lettera.
3 - Tutte le missive (lettere, stampanti, pacchetti, ecc) possono essere RACCOMANDATE (chargé) ed ogni plico raccomandato dà luogo ad una ricevuta. In caso di smarrimento, il mittente ha il diritto al reclamo e ad un risarcimento.
4 - Sulle lettere deve essere impresso un bollo indelebile conil nome dell'ufficio di mittenza. La bollatura deve inoltre distinguere le missive con il porto dovuto, da quelle con il porto pagato.
5 - Ogni direzione postale è responsabile della somma delle tasse da esigere e deve renderne conto mensilmente con un bilancio "DARE/AVERE" (Dépense/Recette), relativo a spese e introiti.
Inoltre deve presentare trimestralmente un bilancio riassuntivo, chiamato "Sommaire du Quartier".
6 - In casi particolari, l'ufficio può defalcare dalla RECETTE la somma delle tasse non esigibili.
Le relative operazioni di decontabilizzazione sono il "Déboursé" ed il "Rebut".
E per ultimo segnaliamo l'assoluto divieto fatto ai privati cittadini di trasportare lettere al di fuori del circuito postale, pena pesanti sanzioni pecuniarie.
Durante frequenti posti di blocco, istituiti dalla gendarmeria, i passeggeri delle diligenze e i viandanti potevano essere perquisiti. Le lettere da loro fraudolentamente trasportate, perché non recate per il visto al loro ufficio postale, venivano sequestrate (saisies) o, come si diceva nel gergo amministrativo, "invenzionate".
Solamente se il privato cittadino, dopo aver sigillato la sua lettera, la recava all'ufficio postale per farla vistare e tassare e ne versava il corrispettivo, il trasporto gli era concesso.
Simili lettere venivano tassate soltanto per il porto unitario, dato che era il privato a trasportarle. Non venivano bollate, ma siglate al verso conuna P (pagato) od una G (guardata) oppure con la paraffa del funzionario, scritte accanto al segno della tassa.