NAPOLEONE
E I SUOI MISTERI
Tratto dalla "Storia in Giallo", il mistero della morte di Napoleone.
Con la collaborazione del grande Valzania
NAPOLEONE E I SUOI MISTERI
Molti misteri aleggiano intorno alla fine di Napoleone, avvenuta il 5 maggio del 1821: si tratta di uno dei più grandi enigmi della storia. Com’è morto? Assassinio o cancro allo stomaco? Oggi si è portati a pensare che si trattò di un vero crimine. La prova che sia stato avvelenato è riscontrabile nel quantitativo abnorme di arsenico che le analisi di laboratorio hanno trovato nei suoi capelli.
È ipotizzabile che l’abbiano ucciso gli inglesi? Forse no, non risulta che costoro abbiano mai pensato di ucciderlo. Semmai progettavano di portarne un giorno la salma a Londra per evitare che i Francesi ne facessero un simbolo di venerazione e di rivendicazione.
Napoleone stesso temeva di essere "trafugato" post mortem Poco tempo prima di morire, aveva dichiarato: L’unica cosa da temere è che gli inglesi vogliano custodire il mio cadavere e metterlo a Westminster.
Erano piuttosto i Borboni che, paventando un sempre possibile ritorno in Francia del Generale, desideravano vederlo morto e il conte Charles Tristan de Montholon potrebbe avere avuto un ruolo nella vicenda per tre validi motivi: voglia di porre fine a quel lungo esilio; gelosia per la relazione tra Napoleone e sua moglie; bisogno di denaro (era venuto a conoscenza di essere inserito nel testamento di Napoleone)
Dopo il decesso, l’Imperatore, in uniforme da parata, col suo classico cappello sistemato sulle gambe, fu posto in una bara e ai lati, due vasi d’argento contenenti il cuore e lo stomaco.
Così testimonia Louis Marchand nelle sue Memorie:
"Gli mettemmo una camicia bianca, una cravatta di mussola bianca e in cima un colletto di seta nera che si attaccava dietro con una fibbia, delle calze di seta bianca, un pantalone di cachimir bianco, una giacca della stessa stoffa, l'uniforme verde con rovesci rossi dei Cacciatori della Guardia, decorato con gli ordini della Legione d'Onore, delle Corona di Ferro, della Riunione, della placca e del cordone della Legion d'Onore, degli stivali alla scudiera e il suo cappello con la coccarda tricolore…."
Nel 1840, salito al potere Luigi Filippo D’Orléans, vi furono richieste del rientro in patria delle spoglie mortali e il figlio cadetto del re, il Principe di Jonville, venne incaricato di riportare le spoglie dell'imperatore in Francia.
A Sant’Elena, per essere assolutamente sicuri che si trattasse del corpo dell’Imperatore, i francesi pretesero una riesumazione del corpo e fu allora che cominciarono le incertezze.
Molti indizi mettevano in dubbio l'identità dell'esumato, con la persona di Napoleone.
- Il corpo era in miglior stato di conservazione nel 1840 che non nel 1821
- I denti erano di una perfetta bianchezza
- Le gambe nel 1840 si ritrovano piegate
- I recipienti non si ritrovarono al loro posto (testimonianze del Dr Antonmarchi e del governatore inglese Hudson Lowe).
- La testa di Napoleone che nel 1821 era stata rasata con accuratezza, adesso si presentava con la capigliatura. Marchand nel 1840 scrive "I capelli che rimangono sono intatti " e si preleverà persino una ciocca di quei capelli (detta: " ciocca di Bovis").
- Nel 1821, è testimoniata la presenza della decorazione dell’Ordine della Riunione. Nel 1840, questa decorazione è scomparsa come, pure, sono scomparse le calze di seta che, venti anni prima, erano state messe a Napoleone.
- Dove sono finiti gli speroni di cui fanno menzione tutti i testimoni del 1821?
- Si constata che i tacchi degli stivali sono appoggiati contro la bara.
- Dei cordoni e delle medaglie che decoravano l'uniforme del morto, nel 1840, si ritrova un solo Cordone passato sotto l'abito, e una sola medaglia.
- Diversa è anche la maschera mortuaria del 1840 da quella del 1821
- E per finire il feretro del 1840 non s'incastra nel carro funebre del 1821 ove lo spazio era delimitato da tasselli con la forma esatta della cassa.
Cos'è successo fra il 1821 ed il 1840? Chi ha aperto la tomba?
Tutto fa pensare che, negli anni, il corpo di Napoleone sia stato prelevato e portato probabilmente in Inghilterra. Nel 1909, uno studioso francese il Laumann, autore di un libro sul "Retour des cendres", basandosi sulle memorie dei reduci di S. Elena (Gourgaud, Montholon, Las Cases e l'abate Coquereau ), pose in dubbio la tesi fino ad allora sostenuta, che Napoleone potesse riposare nella cripta degli Invalidi. Egli sostenne che, non sulle sponde della Senna ma su quelle del Tamigi, riposasse l'imperatore.
Anche gli studiosi Georges Rétif de la Bretonne e Bruno Roy-Henry esaminarono le testimonianze del 1821 concernenti l'inumazione e quelle del 1840 fatte durante l'esumazione scoprendo molte discordanze: il cadavere rivela appunto numerosi dettagli ben diversi di quelli notati nel 1821.
A chi apparteneva dunque quel corpo che a Parigi ricevette tutti gli onori del rango imperiale e, fatto passare su un carro trainato da 16 cavalli, sotto l’Arco di Trionfo e salutato dalle salve di cannone? Probabilmente a Jean-Baptiste Cipriani, maggiordomo di Napoleone e agente segreto dei Borboni! Di questo maggiordomo, infatti, non sono mai stati trovati i resti.
Malgrado questi elementi, assieme a molti altri, suscitino dubbi, a tutt’oggi, il Governo francese rifiuta di procedere a un’analisi del DNA che, nell’interesse della scienza e sta epidermide il DNA e confrontarlo con quello delle discendenti dirette di Napoleone Bonaparte che oggi risiedono in Italia.
Come si spiega il mancato consenso delle Autorità preposte? Forse non si vuol scoprire che l'Imperatore non è mai stato sepolto nel monumentale sarcofago in porfido rosso, sotto la splendida Cupola costruita per la cappella privata di Louis XIV!
IL MISTERO DEI LIBRI DI NAPOLEONE ALL’ELBA
È stato risolto il mistero dei libri di Napoleone Bonaparte all’isola d’Elba: 63 volumi appartenuti all’imperatore francese sono stati ritrovati in uno scatolone, dove erano stati dimenticati per errore. I volumi facevano parte dei 72 libri scomparsi nel 2013 da Villa dei Mulini, una delle residenze di Napoleone all’isola d’Elba durante l’esilio nel 1814. I volumi, che trattano vari argomenti e hanno un interesse culturale elevato, sono stati ritrovati grazie a un accurato sopralluogo che i carabinieri del nucleo operativo di Portoferraio e i militari del comando tutela patrimonio culturale di Firenze hanno effettuato in tutti gli ambienti e le stanze dei Musei Napoleonici all’Elba, rintracciandoli in scatoloni posti nella galleria Demidoff di Villa San Martino, la residenza estiva dell’imperatore. La ricerca ha così permesso di rinvenire, nella galleria Demidoff, non accessibile al pubblico, ben 63 dei 72 volumi denunciati come scomparsi, confusi con una collezione donata al museo napoleonico dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Livorno. Dalle indagini è emerso che non si è trattato di una sparizione voluta, perché i volumi sarebbero erroneamente finiti in una scatola sbagliata durante un trasloco nel 2013. Le ricerche ora proseguono per rintracciare gli altri nove volumi ancora mancanti. I carabinieri avevano iniziato le indagini ipotizzando il furto dopo che il comune di Portoferraio, la Soprintendenza e il direttore del Museo nazionale delle residenze napoleoniche elbane avevano denunciato la sparizione dei libri alla procura di Livorno. Le indagini hanno permesso di ricostruire dettagliatamente la vicenda e scoprire che in realtà dei volumi se ne erano perse da tempo le tracce e non erano mai state oggetto di passaggio di consegna tra i vari responsabili. A far emergere l’ammanco nel 2014 era stata una ditta incaricata dal comune di Portoferraio di eseguire la catalogazione elettronica dei volumi all’interno dei Musei dedicati a Napoleone dell’isola d’Elba.